venerdì 29 luglio 2016

Come possiamo eliminare definitivamente la corruzione?

Secondo gli insegnamenti bahá'í l’unica strada per mettere fine alla corruzione è un rinnovamento etico che deve partire dall’individuo.

di David Langness
Quinto articolo della serie: Porre fine all'evasione fiscale
Originale in inglese su bahaiteachings.org


O genti, non causate corruzione sulla terra e non disputate con gli uomini, perché, in verità, ciò non è degno di coloro che hanno scelto nell'asilo del loro Signore uno stadio che, in verità, rimarrà sicuro. (Bahá’u’lláh, Tavola del Ramo, traduzione personale)
Quando furono divulgati i Panama Papers – in tutto undici milioni e cinquecentomila documenti – fecero grande scalpore sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Leader politici, magnati della finanza e ricche celebrità vennero tutti coinvolti e identificati come titolari di società offshore dove nascondevano miliardi di dollari sottraendoli al fisco. Si fece gran clamore dappertutto, chiedendo che i governi irrigidissero le leggi bancarie e smettessero di funzionare da paradisi fiscali per i super ricchi. Corruzione e tangenti comparirono ampiamente all’interno di queste notizie. Molti dei politici e dei leader eletti infatti non avevano altra fonte nota di reddito oltre al loro salario, insufficiente comunque a giustificare il possesso degli ingenti capitali scoperti.

Dopo tutto è difficile che possano accumulare miliardi di dollari quando non basterebbe nemmeno il loro salario di mille anni.

Molti opinionisti pensarono e scrissero che l’evidenza questo tipo di corruzione avrebbe distrutto ulteriormente la fiducia della gente nei governi. Voi cosa ne pensate?

Negli ultimi anni la fiducia nei governi è crollata drasticamente, in tutto il mondo. Il disinteresse verso la politica, già fortissimo, è ulteriormente e rapidamente cresciuto. Sono nati partiti di protesta, esterni al sistema politico tradizionale, è cresciuto il senso di impotenza e di isolamento, si è diffusa la convinzione che tutti i governi siano corrotti e che non operino più per il bene dei cittadini ma che, al contrario, servano solo una ricca élite. Tutti questi sono effetti dell’allontanamento dalla politica e hanno dimostrato la loro crescente forza a livello internazionale.

I sondaggi mostrano che il crollo della fiducia nei governi di tutto il mondo è iniziato negli anni sessanta del novecento quando disordini sociali, omicidi, guerre inutili e scandali politici proliferavano e gli organi di informazione iniziavano a darne conto più prontamente. Il Pew Research Center ha continuato a chiedere agli americani se avessero fiducia nel loro governo sin dal 1958, riportando una risposta affermativa nel 77% dei casi nel 1964 ma dopo un decennio il livello di fiducia era crollato a meno del 25%. Oggi siamo ai livelli minimi con una percentuale del 19%.

Il Gallup World Poll ha raggiunto simili conclusioni in una sua recente indagine sulla fiducia nei governi nazionali delle nazioni sviluppate, condotta per conto dell’ OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). I sondaggi tra le 34 nazioni appartenenti all’OCSE hanno mostrato che, nel complesso, la fiducia è calata al 40%.

In generale pare che non ci sia fiducia nei nostri leader. Dunque cosa si può fare? Come si può sradicare la corruzione che pare affliggere la nostra politica e i nostri governi e sbarazzarcene definitivamente?

Vediamo quale è la posizione degli insegnamenti bahá’í.
È ovvio che fino a quando il popolo non sarà educato, finché l'opinione pubblica non sarà correttamente indirizzata e i funzionari del governo, anche quelli minori, non saranno immuni dalla benché minima traccia di corruzione, il Paese non potrà essere amministrato bene. Finché la disciplina, l'ordine e il buon governo non saranno tali per cui nessuno - neppure prodigandovi il massimo sforzo - riuscirebbe a deviare di un capello dall'equità, non potrà dirsi che le auspicate riforme siano state pienamente attuate.

Inoltre qualsiasi istituzione, fosse pure lo strumento del massimo bene dell'umanità, è suscettibile di abuso. L'uso o l'abuso dipendono dai vari gradi di illuminazione, capacità, fede, onestà, devozione magnanimità dei capi dell'opinione pubblica. (‘Abdu’l-Bahá, Il segreto della civiltà divina 13)
Le virtù civilizzatrici dell’onestà, del dovere e della lealtà, così fondamentali per il progresso umano, si coltivano con il linguaggio del cuore e la voce della coscienza. Gli imperativi legali, con le conseguenti punizioni, benché necessari, sono di efficacia limitata. Attingere alle radici spirituali della motivazione, che si trovano al cuore della nostra identità di esseri umani e del nostro fine, vuole dire attingere all’unico impulso che può garantire una reale trasformazione sociale. Da un punto di vista bahá'í, dunque, l’emergere di istituzioni pubbliche che generino fiducia e che siano prive di corruzione è strettamente legato al processo di sviluppo morale e spirituale. Come confermato da Bahá’u’lláh: “Fino a quando la natura degli esseri umani ceda alle passioni malvage il crimine e la trasgressione avranno la meglio.” (Bahá’í International CommunityOvercoming Corruption and Safeguarding Integrity in Public Institutions: A Baha’i Perspective, traduzione personale)
Nella sostanza i bahá'í ritengono che il carattere morale di ogni leader, così come quello di ogni essere umano, dipenda dal livello di sviluppo spirituale della persona:
Dopo che l’aspetto morale dell’umanità sarà sistemato allora la più grande unità sarà attuata ma senza questo ripristino della morale è impossibile stabilire armonia e concordia in quanto è un dato di fatto che guerre, conflitti, attriti e lotte non sono altro che effetti visibili del deterioramento delle condizioni morali e della corruzione del carattere. (‘Abdu’l-Bahá, Divine Philosophy 176-177, traduzione personale)
Secondo gli insegnamenti bahá'í l’unica strada, praticabile e durevole, per mettere fine alla corruzione deve partire dall’individuo:
Per voi desidero una distinzione spirituale: cioè dovete emergere e segnalarvi nella moralità. Dovete distinguervi da tutti gli altri nell’amore per Dio. Dovete eccellere, perché amate l’umanità, per unità e concordia, per amore e giustizia. In breve, dovete rendervi noti per tutte le virtù del mondo umano: lealtà e sincerità, giustizia e fedeltà, fermezza e saldezza, opere filantropiche e servizio al mondo umano, amore per ogni essere umano, unità e concordia con tutti, perché eliminate i pregiudizi e favorite la pace internazionale. Infine dovete distinguervi per illuminazione celestiale e per acquisizione dei doni di Dio. Questa è la distinzione che desidero per voi: questo il punto in cui dovete distinguervi dagli altri. (‘Abdu’l-BaháThe Promulgation of Universal Peace 187, traduzione personale)
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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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