domenica 21 febbraio 2016

Leadership efficace per nazioni in difficoltà

Si arriva al punto di parlare di “élite predatoria”, cioè impegnata nella ricerca del vantaggio personale e priva di senso di responsabilità sociale nei confronti della popolazione.

di Andy Tamas
Originale in inglese su bahaiteachings.org


L’efficacia delle attività di cooperazione allo sviluppo in ambito internazionale dipende in larga misura dall’instaurarsi di un processo di collaborazione tra consulenti stranieri e controparti locali. La dove questi, lavorando insieme sul campo, imparano e trovano modi adeguati per applicare conoscenze derivate da entrambe le parti, si producono risultati efficaci per il progresso della società locale. Quando si lavora in armonia si possono ottenere effetti benefici significativi e, talvolta, alquanto inattesi.

Un esempio di risultato positivo inatteso, nell’applicazione della conoscenza, l'ho riscontrato nell’impegno di un collega assunto localmente per la valutazione di un progetto, sponsorizzato da un donatore, riguardante l’amministrazione pubblica. Dopo la fine della missione egli ha avviato una NGO che collabora con il governo per pianificare e realizzare una serie di tavole rotonde tra leader religiosi. Durante questi eventi, che per altro hanno avuto un ottimo successo di pubblico, migliaia di mullah e presidi di madrasa si sono impegnati in discussioni sulla riduzione dell’estremismo religioso e la promozione dei diritti umani, la democratizzazione e la promozione dell’alfabetizzazione di uomini e donne.

Il mio collega si è concentrato sui leader religiosi perché le indagini che abbiamo condotto insieme durante il periodo di collaborazione, gli hanno chiarito che queste figure potevano influenzare la popolazione in maniera decisamente più efficace rispetto al governo di un qualsiasi paese straniero o ai suoi media. La reazione a catena che si è innescata è stata di vasta portata. Ogni mullah e preside di madrasa che ha partecipato a quelle tavole rotonde di più giorni godeva di rapporti di fiducia con un numero variabile da cinquecento a mille persone che frequentano le loro moschee e le loro scuole. Dunque un singolo incontro di quattro giorni con mille partecipanti poteva influenzare almeno cinquecentomila persone e le loro famiglie. Il mio collega ha lavorato con ufficiali governativi determinati a organizzare molte di queste iniziative in tutto il territorio nazionale che, personalmente, spero siano sistematicamente monitorate e valutate.

Difficilmente il tipico progetto di sviluppo internazionale, pensato solo da esperti stranieri, potrebbe essere in grado di avere un così vasto impatto sulla società civile.

Questo collega mi ha confidato che lavorare con me durante quel breve incarico di valutazione lo ha ispirato a lanciare il progetto. Non sono sicuro di cosa io abbia detto o fatto per ispirarlo, ma secondo il suo racconto, l’idea nacque dal nostro modo di apprendimento continuo e collaborativo e dagli scambi di punti di vista tra gli esperti stranieri e locali su come il paese stava funzionando e su come si potesse aiutarlo a progredire.

Ci sono molti altri esempi che mostrano le conseguenze positive dell’applicazione della conoscenza per il miglioramento delle condizioni umane. Ho scelto questo esempio specifico per varie ragioni tra le quali il fatto che esso mostra un impatto su larga scala a partire da un contributo iniziale piuttosto modesto e peraltro involontario.

Il tema della buona leadership – “le intenzioni pure e la giustizia del monarca” secondo la definizione di ‘Abdu’l-Bahá nel libro Il Segreto della Civiltà Divina – ha qui diretta applicazione. Molti stati fragili soffrono perché le loro istituzioni statali sono monopolizzate da una élite economica e politica che manipola questi strumenti, incluso il processo elettorale, a vantaggio proprio e dei propri compari piuttosto che del bene pubblico. Problematiche relative alla qualità della leadership si trovano in tutte le nazioni. Alcuni analisti arrivano al punto di parlare di “élite predatoria”, cioè una élite impegnata nella ricerca del vantaggio personale e priva di senso di responsabilità sociale nei confronti della popolazione.

Quando i valori della leadership cambiano in meglio le nazioni mostrano segni di progresso. Negli scritti bahá’í questo concetto è trattato esplicitamente:
Se gli amministratori della legge volessero tener conto delle conseguenze spirituali delle loro decisioni, seguendo i dettami della religione, diverrebbero “gli agenti divini nel mondo dell’azione, i rappresentanti di Dio per coloro che sono sulla terra, e difenderebbero, per amore di Dio, gli interessi dei Suoi servi, così come fanno con i propri”. Se un governante è cosciente della sua responsabilità e teme di sfidare la legge divina, il suo giudizio sarà equo.
Al contrario se un amministratore dovesse pensare che tutta la responsabilità per le sue azioni finisce con la sua vita terrena, ignorando e misconoscendo i favori divini e il regno spirituale della gioia, egli mancherebbe dell'incentivo per un giusto agire e dell'ispirazione per distruggere l'oppressione ed il torto. (‘Abdu’l-Bahá, Saggezza 196)
I tentativi della comunità internazionale di rimediare a questo problema hanno fino ad ora fallito. Anche le potenti multinazionali del settore estrattivo che generano il  grosso dei proventi di molti stati fragili (e che spesso contribuiscono alla loro fragilità) si sono mostrate piuttosto impotenti quando hanno provato a fare qualcosa di buono in questo campo. Ad esempio quando la British Petroleum ha provato ad implementare principi avanzati di responsabilità sociale d’impresa in Angola e ha unilateralmente pubblicato informazioni finanziarie sui pagamenti al governo effettuati a fronte delle loro attività petrolifere, la leadership locale infuriata ha minacciato di espellere la British Petroleum dal paese. Purtroppo molte altre multinazionali, con minor senso di responsabilità sociale, non vedono l’ora di prendere il posto della British Petroleum se questa lasciasse il paese.

In molti casi le condizioni di giustizia ed equità di un paese sono determinate solo dal livello di altruismo e coscienza sociale dimostrato dalla sua élite dominante. I bahá’í consci di questa dinamica, credono che i rinnovati principi morali promossi dalla loro fede possano essere di beneficio sia ai governanti che alla popolazione. Bahá’u’lláh stesso ha promesso ai governanti del mondo che essi saranno ritenuti responsabili di fronte a Dio per la loro onestà, la loro equità e i loro sforzi nello stabilire pace e giustizia.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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