domenica 10 gennaio 2016

La religione è causa di pregiudizio?

Come il principio bahá’í dell’unità supera l'incombente minaccia del pregiudizio religioso.


di Kamelia
Originale in inglese su Baha'i Blog

Silent Diversity di DryHundredFear

A molti il titolo di questo articolo apparirà assurdo. “La religione è causa di pregiudizio?” Secondo loro è certo che lo sia e si chiederanno perché prendersi il disturbo di aggiungere un punto interrogativo. Basta prendere in mano un giornale o leggere qualsiasi testo di storia per vedere quali orribili ingiustizie siano state commesse in nome della religione.

Ma tutte le etichette, inclusa quella “bahá’í”, favoriscono il pregiudizio religioso?

Questa domanda mi è venuta in mente a seguito di un’amichevole conversazione con un tecnico che stava facendo delle riparazioni a casa mia. Mentre si chiacchierava mi capitò di menzionare il fatto che sono bahá’í. Il suo atteggiamento nei miei confronti mutò improvvisamente. Ci tenne a precisare che lui era di una religione diversa e poi terminò subito la conversazione.

Mi sono resa conto che lui aveva smesso di vedere in me un individuo ma, piuttosto, mi aveva etichettato e concluso che io ero “altro”. Il sentimento non era piacevole e  devo ammettere di essermi chiesta se non avessi sbagliato a parlare della Fede Bahá’í.

Questo fatto mi ha spinto a studiare il pregiudizio religioso e a domandarmi se, accettando una qualsiasi etichetta religiosa, si eredita automaticamente un pregiudizio.

La causa prima del pregiudizio, secondo ‘Abdu’l-Bahá, sta nella “cieca imitazione del passato” (Antologia 234). Molte persone credono che la loro religione sia l’unica giusta e che coloro che non vi appartengono siano inferiori o dannati. La Casa Universale di Giustizia ha osservato che:
La maggior parte della religione organizzata, invece, resta paralizzata sulle soglie del futuro, stretta nella morsa di quei dogmi e di quelle pretese di accesso privilegiato alla verità che hanno prodotto alcuni dei più aspri conflitti che abbiano diviso gli abitanti della terra. (Casa Universale di Giustizia, Ai capi religiosi del mondo 3)
La Fede Bahá’í non accetta l’opinione che una sola specifica tradizione insegni la verità e rappresenti la via per la salvezza per un periodo di tempo  indefinito. Un principio fondamentale della Fede Bahá’í è l’origine comune di tutte le religioni del mondo. Shoghi Effendi, riguardo la Rivelazione di Bahá’u’lláh, ha dichiarato con decisione che:

Proclama senza equivoci, o la pur minima riserva, che tutte le religioni hanno origini divine, conseguono le medesime finalità, hanno funzioni complementari, ininterrotto è il loro fine e indispensabile il loro pregio per l’umanità.
«Tutti i Profeti di Dio», asserisce Bahá’u’lláh nel Kitáb-i-Íqán, «dimorano nel medesimo tabernacolo, Si librano nello stesso cielo, sono seduti sullo stesso trono, proferiscono la stessa parola e proclamano la medesima Fede».  (Shoghi Effendi, L’ordine mondiale di Bahá’u’lláh 57)
I principi bahá’í dell’unicità della religione e dell’unicità del genere umano, proteggeranno la questa fede dal pregiudizio religioso. ‘Abdu’l-Bahá invita i bahá’í a rinunciare ad ogni forma di pregiudizio e, riguardo al pregiudizio religioso, consiglia:

Esaminiamo per primo il pregiudizio religioso: considerate le nazioni composte da così detti popoli religiosi. Se esse fossero invero adoratrici di Dio, obbedirebbero alla Sua Legge che vieta di uccidere. Se i sacerdoti delle religioni adorassero veramente il Dio dell'Amore e servissero la luce divina, insegnerebbero ai loro popoli di attenersi al primo dei comandamenti: “Nutrire amore e carità per tutti gli uomini”. Purtroppo però notiamo il contrario, perchè, spesso, sono i sacerdoti stessi ad incoraggiare le nazioni a combattere. L'odio religioso è invero il più crudele!

…cerchiamo allora d'essere umili, preferendo la bontà degli altri alla nostra. Non dobbiamo mai dire: “Io sono un credente ma lui è un infedele”; “io sono vicino a Dio e lui è un derelitto”.
Non potremo mai sapere quale sarà il giudizio finale! Aiutiamo quindi coloro che abbisognano di ogni - genere di aiuto. (‘Abdu’l-Bahá, Saggezza 181)
Mi sono resa conto che, quando ho detto a quel tecnico “sono bahá’í”, stavo dichiarando di essere contro il pregiudizio religioso. Un’etichetta in se stessa non fa male ma le persone avranno pur sempre idee preconcette su cosa significhi essere bahá’í e, non conoscendo, ci classificheranno assieme alle altre religioni che predicano di essere le uniche portatrici della verità. È compito dei bahá’í informare.

Alla domanda “Cosa vuol dire esser bahá’í?” ‘Abdu’l-Bahá risponde:
“Essere bahá’í significa semplicemente amare tutto il mondo; amare l’umanità e cercare di servirla; lavorare per la pace universale e per la fratellanza universale” (John E. Esslemont, Bahá’u’lláh e la nuova Era 111)
La religione è stata causa di pregiudizio - questo è un fatto assodato – ma da un punto di vista bahá’í è la vera religione che alla fine eliminerà il pregiudizio. Senza religione, secondo ‘Abdu’l-Bahá, noi possiamo…
… essere in grado di realizzare una certa misura di fratellanza . . . ma queste associazioni sono limitate e soggette a mutamenti. Quando si fonda sullo Spirito Santo, la fratellanza umana è eterna, immutabile, illimitata. (‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace 392)
Considerati i pregiudizi religiosi prevalenti che incontriamo nella vita di tutti i giorni, il paragrafo conclusivo della lettera Ai capi religiosi del mondo appare molto attuale:
Con il passar dei giorni aumenta il pericolo che i crescenti fuochi del pregiudizio religioso inneschino un incendio mondiale di cui è impossibile prevedere le conseguenze. I governi civili, da soli, non sono in grado di superare questo pericolo. E non possiamo nemmeno illuderci che gli appelli alla reciproca tolleranza possano da soli sperare di spegnere animosità che pretendono di avere una sanzione divina. La crisi esige dai capi religiosi una rottura con il passato tanto decisiva quanto quelle che hanno permesso alla società di affrontare gli altrettanto velenosi pregiudizi di razza, di genere e di nazionalità. L’unica giustificazione valida per esercitare un’influenza in questioni di coscienza è quella di servire il bene del genere umano. In questo momento così cruciale nella storia della civiltà, le esigenze di questo servizio non potrebbero essere più chiare. «Il benessere, la pace e la sicurezza dell’umanità saranno irraggiungibili», scrive Bahá’u’lláh «a meno che e finché la sua unità non sia saldamente stabilita». (Casa Universale di GiustiziaAi capi religiosi del mondo 7)
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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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