mercoledì 20 gennaio 2016

Una breve (molto breve) storia della spiritualità

La storia della spiritualità, dalle pitture rupestri alla New Age, una inevitabile ricerca interiore.

di David Langness
Originale in inglese su bahaiteachings.org

Roma, Pantheon - Foto d'epoca
Allacciatevi le cinture, stiamo per iniziare un velocissimo tour della spiritualità umana in pochi paragrafi.

Secondo le più recenti teorie di antropologi e archeologi, l’uomo moderno è nato circa 250mila anni fa, durante il paleolitico, e ha subito iniziato a scoprire la sua realtà spirituale.

Come lo sanno? Sulla base delle pitture rupestri. La creazione artistica, pare, ci rende umani e caratterizza in modo inconfondibile la nostra intima spiritualità. Che la rappresentazione di cacciatori all’inseguimento delle loro prede fosse propiziatoria per la caccia o fosse una presa di coscienza dello spirito di animali e cacciatori, per questi artisti rupestri l’arte non era certo un passatempo, aveva sicuramente uno scopo spirituale.

Successivamente le caverne furono abbandonate e le forme di aggregazione umana si ampliarono con la formazione di piccole società tribali. Gli spiriti locali, venerati in precedenza in culti e miti, divennero molto più potenti e riconoscibili. Le divinità, potenti e grandiose, assunsero aspetti epici. Giove, Odino, Iside e altri incutevano rispetto, paura e obbedienza nei cuori di una popolazione ignorante e analfabeta.

Quando queste piccole società si svilupparono in città-stato e regni, i nobili, i sovrani e il clero iniziarono ad assumere in parte il potere precedentemente detenuto dalle divinità locali e dagli sciamani. Alcuni re e governanti iniziarono, addirittura, a dichiararsi dei o semidei, riservandosi potere assoluto sui loro sottoposti. Ogni città e gruppo culturale aveva la sua divinità principale i cui interpreti erano clero e governanti che ne traevano una convenienza personale. Spesso gli uomini credevano in molti dei e dee, in un pantheon: una famiglia litigiosa di divinità che divennero soggetto di famose tradizioni orali e letterarie, pensate per insegnare agli adulti e ai bambini le norme di comportamento morale, cioè cosa fosse giusto e cosa sbagliato, e il destino dell’anima.

Successivamente, quattro o cinquemila anni fa, sorse una nuova spiritualità: il monoteismo. Profeti, dall’oriente e dal medio oriente, iniziarono sistemi religiosi basati su di un unico, Supremo Essere con un potere creativo universale. Quelle religioni si diffusero oltre ai normali confini geografici, non solo per i loro insegnamenti, ma anche perché attraevano persone da varie culture, tradizioni e luoghi d’origine. I loro messaggi, come le loro teologie, erano universali e, alcune di queste religioni si svilupparono, gradualmente, in sistemi religiosi veramente globali.

Quelle grandi fedi universali – Induismo, Ebraismo, Zoroastrismo, Buddismo, Cristianesimo e Islam – rapidamente attrassero credenti e catturarono l’immaginazione della vasta maggioranza dei popoli del mondo. Tutti questi sistemi, però, si svilupparono quando le masse del mondo erano ancora analfabete e così il clero controllava sapere e informazione. Nel tempo il clero è spesso rimasto preda della corruzione e delle macchinazioni politiche che, inevitabilmente hanno portato a conflitti e lotte di potere, le quali, a loro volta, hanno generato scismi. Le religioni si sono divise in varie sette, si sono politicizzate e hanno perso l’impulso spirituale originale. Quando questo succedeva i credenti hanno sempre cercato di ritornare ai messaggi originali di Cristo, Mosè o Maometto, per riscoprire quelle verità spirituali che avevano, in principio, animato le loro fedi. Nel frattempo, un nuovo capitolo nella storia della religione eventualmente si apriva e un nuovo profeta portava all’umanità una nuova fede ed una rinnovata spiritualità.

Attraverso tutto ciò, la maggior parte di noi si è sforzata di comprendere la propria spiritualità con gli strumenti a propria disposizione. Indipendentemente dalla profondità del nostro sapere, della nostra educazione, della nostra formazione o della nostra comprensione del misticismo, ci siamo impegnati nell’eterno tentativo di comprendere i misteri del nostro intimo e dell’universo. Abbiamo cercato di venire a patti con la nostra interiorità. Qualcosa in noi ci induce ad esplorare il nostro spirito. Non possiamo farne a meno.

Oggi chiamiamo questo impulso “spiritualità”. Lo abbiamo separato dalla religione, che si è fatta una brutta reputazione, e gli abbiamo dato un nome più vago e indefinito. Abbiamo tutti sentito centinaia di volte la frase: “Sono spirituale ma non religioso.” [Particolarmente vero nelle nazioni di lingua inglese. Non così tanto qui in Italia – NdT] Ma cosa significa veramente?

In questa frase la parola “spirituale” ha assunto il significato di autentico, aperto, ponderato, profondo, e reale; mentre la parola “religioso” spesso vuol dire dogmatico, autoritario, corrotto, fanatico, e intollerante. Le persone che si definiscono “spirituali ma non religiosi” di solito respingono rituali religiosi e credenze retrograde, rigettano le divisioni e i settarismi delle religioni tradizionali, rifiutano le vecchie etichette e i pregiudizi che separano gli uomini – e le religioni – gli uni dagli altri. Essi accettano un’ampia gamma di differenti atteggiamenti verso il Creatore inconoscibile, credono fermamente nella realtà del mondo dello spirito e sostengono che, le verità che si trovano in tutte le religioni, vanno accettate con mente aperta. In realtà questo lo fanno anche i bahá’í.

Conclusione? Se vi sentite spirituali ma non religiosi potreste essere più vicini alla Fede Bahá’í di quanto pensiate.
I principi fondamentali dei Profeti sono corretti e veri. Le imitazioni e le superstizioni che si sono introdotte sono ben diverse dai precetti e dai comandamenti originari. Bahá’u’lláh ha riformulato e ristabilito la quintessenza degli insegnamenti di tutti i Profeti, accantonando gli accessori e purificando la religione dalle interpretazioni umane. (‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace 86, traduzione personale)
Dato che la realtà essenziale delle religioni è una sola e che la loro apparente diversità e pluralità è un’adesione a forme e imitazioni che si sono formate, è evidente che queste cause di differenza e divergenza devono essere abbandonate affinché la realtà fondamentale possa unire l’umanità con la sua illuminazione ed edificazione. Tutti coloro che si aggrappano all’unica realtà sono in accordo e unità. Allora le religioni inviteranno le genti all’unità del mondo dell’umanità e alla giustizia universale, allora proclameranno la parità dei diritti ed esorteranno gli uomini alla virtù e alla fede nell’amorevole misericordia di Dio. La base fondamentale delle religioni è una sola, fra loro non v’è sostanziale differenza. Perciò, se le ordinanze essenziali e fondamentali delle religioni saranno osservate, appariranno la pace e l’unità, e tutte le differenze delle sette e delle denominazioni scompariranno. (‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace 99, traduzione personale)
Alcuni punti dai quali iniziare a farsi un’idea. I bahá'í enfatizzano gli aspetti spirituali su quelli religiosi. I bahá'í accettano l’unità di tutte le grandi fedi. I bahá'í non hanno dogmi, rituali o clero. I bahá'í amano gli altri, evitano il pregiudizio, il razzismo e l’odio in tutte le loro forme. I bahá'í credono che la scienza e la religione siano fondamentalmente in accordo. I bahá'í pregano e meditano in privato, e si associano pubblicamente con persone di tutte le religioni e anche con quelle non religiose. I bahá'í accettano le verità presenti in tutte le tradizioni spirituali e religiose e credono che la verità sia, in fondo, la stessa. I bahá'í lavorano per l’unità del genere umano e l’unità del mondo. I bahá'í rispettano la natura e credono che la buona amministrazione della nostra casa comune sia un dovere spirituale. L’atteggiamento bahá'í verso la vita, in altre parole, è intensamente spirituale e la comunità bahá'í costituisce una comunità religiosa globale nella quale chiunque è il benvenuto.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

4 commenti:

A. M. N. ha detto...

Articolo molto interessante.

Anonimo ha detto...

Sempre molto interessante per me. Una piccola osservazione: l'uomo del paleolitico risale a 2,50 (non 250)milioni di anni fa. Grazie, comunque, del bell'articolo.

Adriano Savi ha detto...

Ottimo. Grazie per la precisazione. In effetti nella foga della traduzione avevo trasformato un quarto di un milione in 250 milioni. Ho fatto una breve verifica. In effetti il paleolitico inizia 2.5 milioni di anni fa per terminare 120mila anni fa. L'evoluzione della specie "sapiens sapiens" avviene durante questo arco di tempo a partire da circa 250mila anni fa.

Giggi ha detto...

Bravo Adriano trovo completa quanto interessante la tua presentazione

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