mercoledì 2 dicembre 2015

Un accordo internazionale vincolante è sufficiente a fermare il cambiamento climatico?

di David Langness
Originale in inglese tratto da bahaiteachings.org

Un agricoltore nel Ghana nord occidentale soffre per le mancate pioggie e per la crescita delle temperature - Foto CIAT
È fondamentale sapere che: possiamo far fronte alle nostre necessità senza distruggere le basi della vita sul pianeta; abbiamo la conoscenza scientifica e i mezzi tecnici per farlo; abbiamo la capacità e le risorse per coltivare una quantità sufficiente di cibo naturale e genuino; sappiamo come mantenere l’aria e l’acqua pulite; possiamo generare l’energia di cui abbiamo bisogno attraverso il sole, il vento, le maree, le alghe e i funghi; abbiamo i metodi per controllare le nascite, rallentare la crescita della popolazione e anche per ridurne il numero; abbiamo le competenze tecniche e sociali per smantellare le armi, evitare le guerre e dare voce a tutti nell’ambito di un governo democratico; possiamo esercitare la nostra immaginazione morale per modificare i nostri consumi e i nostri stili di vita in armonia con le altre forme di vita che popolano la terra; tutto quello di cui necessitiamo è una volontà comune.  (Joanna Macy, Coming Back to Life 3)
Migliaia tra i bambini di oggi saranno ancora vivi nell’anno 2100. Questo, recentemente, mi ha fatto pensare molto ad un concetto significativo che si trova nel libro Eleven dello scrittore e divulgatore scientifico bahá’í Paul Hanley. Il suo libro, che esamina e analizza quello che potrà accadere alla fine di questo secolo, quando la popolazione mondiale raggiungerà gli 11 miliardi (11 è il significato italiano del titolo inglese di questo libro - NdT) , giunge ad una conclusione unica e originale: il futuro della terra dipende non tanto dalla quantità dei suoi abitanti quanto dalle loro qualità. In altre parole qualità non importa quante persone ci siano ma di quale tipo esse siano.

Sappiamo, scientificamente, che se quegli 11 miliardi di popolazione futura che presto nascerà consumeranno voracemente, sprecheranno le risorse del mondo e inquineranno il pianeta la terra semplicemente non avrà la capacità di sostenerli oltre.. Quel tipo di persone finirà col dissipare le nostre risorse globali e con l’esaurire rapidamente le disponibilità di cibo, acqua ed energia già messe a repentaglio dagli oltre 7 miliardi di persone che abitano il pianeta oggi. Senza un cambiamento radicale nel nostro modo di operare, nei nostri modelli di consumo, nella nostra mentalità materialistica e nella nostra dipendenza dai sistemi economici nazionalisti, tutto questo ci condurrà, come Eleven mostra chiaramente, sull’orlo del precipizio ambientale della nostra estinzione.

Hanley sostiene, però, che se quegli 11 miliardi di persone avranno una visione spirituale più universale e, se conserveranno piuttosto che sprecare, se crederanno nell’esistenza di una sola grande famiglia umana e agiranno di conseguenza, allora la terra potrà sostenerli. Noi oggi coltiviamo cibo a sufficienza e abbiamo risorse a sufficienza per sostenere gli 11 miliardi di esseri umani che vivranno nell’anno 2100, solo che sprechiamo larga parte di quelle risorse in guerre, conflitti, difesa nazionale e nella nostra cultura consumista dell’usa e getta. La sorprendente conclusione di Eleven, che il futuro del genere umano dipenda interamente dal nostro comune carattere morale, ha iniziato a cambiare il pensiero di molti futurologi ed ambientalisti.

Tali questioni morali fondamentali determineranno la nostra capacità di sopravvivenza come specie. Hanley conclude che solo una rivoluzione etica permetterà all’umanità di portare avanti una civiltà in continuo progresso. Questa rivoluzione etica comprende alcuni profondi principi spirituali a partire dalla nostra unità intrinseca:
È ovvio che le cose create sono tutte collegate le une alle altre da un legame completo e perfetto, come, per esempio, lo sono le membra del corpo umano. Osservate come tutte le membra e le parti componenti il corpo umano siano connesse l’una all’altra. In ugual maniera i membri di questo universo sconfinato sono tutti legati l'uno con l’altro. (‘Abdu’l-Bahá, Antologia 53)
Riconoscere l’unità intrinseca del genere umano significa sviluppare relazioni umane completamente nuove, globalmente inclusive, senza barriere di cittadinanza, nazionalità, sesso, razza o classe. Ci richiede di credere in un Creatore gentile, di accettare l’intera creazione come un’unica famiglia e di dedicarci volontariamente al bene comune:
Tuttavia chi ripone la propria fede in Dio e crede nelle Sue parole - poiché ha la promessa e la certezza di una copiosa mercede nella vita futura e poiché, a confronto della gioia e della gloria eterna dei futuri piani dell'esistenza, i benefici terreni sono nulla per lui - per amore di Dio rinuncia alla propria pace e al proprio tornaconto e liberamente si consacra anima e corpo al bene comune. (‘Abdu’l-Bahá, Il segreto della civiltà divina 65)
Eleven sostiene che la nostra salvezza non può venire solo dalla scienza, né dalla sola politica o dalle riforme ambientali. Dobbiamo invece creare livelli crescenti di unità e connessione tra gli esseri umani, le religioni, le nazioni:
...la scienza, l'informazione e la conoscenza da sole, per quanto vitali, non sono insufficienti ad affrontare la minaccia del cambiamento climatico globale. Necessitiamo anche della religione e dei valori morali che questa insegna. La capacità di costruire una visione comune e di perseguirla attraverso atti di volontà collettiva, di sacrificarci per il bene collettivo, di aver fiducia negli altri e di dare loro liberamente e generosamente, saranno fondamentali per il lavoro a venire. Queste capacità non nascono da espedienti politici o da mero pragmatismo ambientale. Piuttosto dobbiamo far ricorso alle fonti più profonde della nostra ispirazione e della nostra motivazione. Le comunità religiose e i loro leader, perciò, hanno un ruolo imprescindibile nella sfera del cambiamento climatico… La religione e la scienza offrono visioni complementari per la formazione della vita individuale e collettiva. Entrambe hanno un impatto diretto sulle scelte e sulle priorità della gente, ed entrambe sono necessarie per la realizzazione di una società giusta e sostenibile.

In ultima analisi il lavoro per affrontare il cambiamento climatico mondiale è imperniato sull’obiettivo di vite umane ben vissute. Questo è un obiettivo che sta a cuore alle genti, alle culture e alle religioni di tutto il mondo. In questo obiettivo dunque è possibile trovare un formidabile centro di aggregazione e unità per sostenere il lavoro che ci attende. (tratto dalla dichiarazione della Bahá’í International Community alla conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite tenutasi nel luglio 2014, traduzione personale)
Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá'í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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