sabato 17 ottobre 2015

Le barbarie di una civiltà progredita.

Il progresso è di due tipi. Materiale: base della civiltà.
Spirituale: risveglio dell’anima alla percezione della divinità.

di David Langness
Originale in inglese tratto da bahaiteachings.org

Prima parte della serie: una nuova era nel progresso umano.


Benché un uomo possa progredire in campo scientifico o filosofico se non si avvale del potere dello spirito resta incompleto. (‘Abdu’l-Bahá, Divine Philosophy 88, traduzione personale)
Mi piace passeggiare attraverso i cimiteri. Per quanto strano possa sembrare, i cimiteri mi danno speranza.

Nella città in cui vivo con mia moglie il panorama è caratterizzato da alcuni vecchi cimiteri. Attraversarli ha sempre ispirato in entrambi una profonda consapevolezza del progresso dell’umanità.
In questo momento vi state probabilmente chiedendo cosa leghi un cimitero al progresso. So che sembra assurdo ma lasciatemi spiegare.

La piccola città in cui viviamo ha una lunga storia [N.d.T.: chiaramente da un punto di vista statunitense.] che risale alla metà del XIX secolo, quando i coloni scoprirono l’oro nelle vicinanze. La corsa all’oro cominciò nel 1848 non appena si diffuse nelle popolose città dell’est la voce di quelle prime scoperte in posti come Sutter’s Mill nella California del nord. Masse di avventurieri calarono su questi posti e piccoli villaggi si trasformarono in città in un batter d’occhio. L’intero panorama cambiò in conseguenza dell’arrivo di folle in cerca di facili ricchezze. Circumnavigarono il sud America, cavalcarono attraverso il continente, si spostarono in carovane via terra, insomma arrivarono qui con ogni mezzo possibile, il tutto per arricchirsi velocemente.

Lungo il cammino cacciarono, quasi sterminandole, le popolazioni indigene e crearono una colossale migrazione verso l’ovest. Pochi fortunati cercatori diventarono molto ricchi, i più, invece, morirono provandoci. Morirono a causa di bufere di neve, uccisi da altri minatori, schiacciati dal crollo delle miniere, colpiti dal proliferare delle malattie a causa dell’affollamento e di condizioni di vita malsane, con i polmoni distrutti dalla silicosi per aver respirato troppe polveri di roccia nelle miniere, affamati per aver finito i soldi. La corsa all’oro di fatto premiò pochi e rese la vita triste, disumana e breve per tanti.

Quando si attraversano quei cimiteri e si leggono le loro vecchie lapidi si capiscono immediatamente parecchie cose riguardanti la vita negli ultimi due secoli. In primo luogo allora si moriva più giovani. Poi la vita era molto più dura di oggi. La mortalità infantile colpiva quasi ogni famiglia. Avevano, in genere, molti più figli, probabilmente perché pochi di loro sopravvivevano all’infanzia. Il lavoro duro nelle miniere accorciava considerevolmente le loro vite. Le malattie dilagavano e nessuna cura era possibile. Tutto questo in una società razzista, violenta, incivile e dominata dall’anarchia dove nativi americani, afro-americani, ispanici e asiatici avevano aspettative di vita molto più brevi.

Queste terribili e tragiche storie sono rimaste incise sulle lapidi. Dopo averle lette si potrebbe pensare che nella società, da allora, qualche progresso ci sia stato.

Tutta via non tutti concordano. Molti filosofi e storici esperti non credono nel progresso: Karl Popper e Kirkpatrick Sale, ad esempio, ritengono che l’idea stessa del progresso sia una menzogna. Sostengono che sia un costrutto culturale, un artefatto che si oppone all’ecologia naturale. Nel suo famoso saggio Five Facets of a Myth Sale afferma che il progresso minaccia la sopravvivenza stessa della specie umana.

In questa breve serie di articoli prenderemo in esame il concetto di progresso e cercheremo di determinare se, come specie umana, abbiamo veramente fatto passi avanti nel tempo. Prenderemo inoltre in considerazione gli insegnamenti bahá’í per tentare di comprendere l’idea di progresso anche da un punto di vista spirituale.

I bahá’í hanno una visione differenziata di progresso, lo considerano composto da due processi distinti e talvolta opposti, uno interiore e l’altro esteriore:
Il progresso è di due tipi, materiale e spirituale. Il primo si ottiene con l’osservazione della realtà circostante e sta alla base della civiltà. Il progresso spirituale avviene attraverso l’alito dello Spirito Santo ed è il risveglio dell’anima cosciente dell’uomo alla percezione della realtà della divinità. Il progresso spirituale assicura felicità e vita eterna dell’anima. (‘Abdu’l-Bahá, Foundations of World Unity 85, traduzione personale)
‘Abdu’l-Bahá prosegue dicendo che talvolta il progresso materiale non genera felicità ma barbarie:
…chi esaminasse l'ordinato modello di regni, città, e villaggi, con il fascino degli ornamenti, la freschezza delle risorse naturali, la raffinatezza dei congegni, la comodità dei mezzi di comunicazione, la vastità del sapere acquisito sul mondo della natura, le grandi invenzioni, le colossali imprese, le nobili scoperte e le ricerche scientifiche, concluderebbe che la civiltà conduce alla felicità e al progresso del mondo umano. Ma per chi guardasse la scoperta di rovinose macchine infernali, lo sviluppo di forze distruttive e l'invenzione di scottanti strumenti, che sradicano l'albero della vita, sarebbe evidente e palese che la civiltà è commista alla barbarie. Progresso e barbarie vanno di pari passo, qualora la civiltà materiale non sia confermata dalla Guida Divina, dalle rivelazioni del Misericordiosissimo e da virtù spirituali e non sia rafforzata da una condotta spirituale, dagli ideali del Regno e dalle effusioni del Reame della Possanza. (‘Abdu’l-Bahá, Antologia #225)
D’altra parte il progresso materiale ha debellato alcune delle più terribili piaghe dell’umanità, ha eliminato malattie e pestilenze, nel passato causa di immenso dolore e altissima mortalità, ha inventato tecnologie che hanno reso la vita molto più sopportabile e sostenibile e consentito a più e più persone di vivere liberamente in civiltà che ci proteggono dalle barbarie e dalle sofferenze. In questo senso le cose sono migliorate.

Ora sappiamo però che lo stesso progresso materiale ha pure generato una cultura conflittuale e industrializzata che minaccia di sopraffare la capacità della terra di sopportarla. Armi terribili, nazioni belligeranti, inquinamento di tutto il pianeta, governi dal pugno di ferro, tirannici e dispotici, sono, assieme a molti altri, indicatori di una “civiltà… commista alla barbarie”, come sostengono a chiare lettere gli scritti bahá’í. In questa serie di articoli cercheremo di comprendere come le due cose si possano separare.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)
Prossimo articolo della serie: i frutti maligni della civiltà materiale.

1 commento:

Unknown ha detto...

Da leggere, meditare e applicare

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