venerdì 25 settembre 2015

Lingua internazionale e protezione delle lingue locali

Una lingua ausiliaria internazionale è fondamentale per pace, prosperità e comprensione tra i popoli.

di Adriano Savi

Pieter Bruegel il Vecchio - La Torre di Babele
Sono quasi nove anni da quando mi sono trasferito in Cina. Allora avevo da poco compiuto quarant’anni. Da più di un anno avevo iniziato a studiare il cinese. Leggendo alcuni libri e avendo già avuto qualche esperienza di Cina ero consapevole che la lingua era uno strumento essenziale per integrarmi con successo e godere di relazioni umane ricche e fruttuose. Avevo imparato qualche parola e alcune frasi, pochissimi caratteri ma ero fiducioso che trasferendomi sul posto sarei riuscito in un tempo ragionevole a parlare un cinese decente, magari non corretto, ma sufficiente a sviluppare un’ampia rete di relazioni e amicizie. Un paio di anni o poco più mi sarebbero bastati per rendermi conto che questi obiettivi andavano al di la delle mie capacità o, almeno, del tempo che avevo a disposizione.

Non è che non abbia imparato nulla. Il mio cinese è sufficiente a risolvere le principali esigenze pratiche della vita e per qualche piccola conversazione di base. Per quella che è la mia esperienza dell’ambiente degli espatriati in Cina, il mio livello è uno dei migliori tra quelli di chi, come me, ha iniziato a studiare la lingua ed è arrivato qui dopo i trenta. Nonostante il tempo investito, però, non sono in grado di sviluppare relazioni e amicizie utilizzando questa lingua e, per questo, dipendo dall’aiuto di interpreti.

Per quanto nove anni di vita in questo paese non siano pochi è difficile sentirsi a casa in un luogo dove i rapporti con i tuoi simili sono così complicati. Questo mi fa venire in mente le parole di Bahá'u'lláh:
Si avvicina il giorno in cui tutti i popoli della terra adotteranno una lingua universale e un'unica scrittura. Quando ci si sarà giunti, in qualsiasi città arrivino, ai viaggiatori sembrerà di entrare a casa propria. Tutto ciò è obbligatorio e assolutamente essenziale. Incombe ad ogni uomo illuminato e perspicace cercare di mettere in atto ciò che è stato scritto. (Bahá'u'lláh, Tavole, Tavola di Maqsúd)
Se questa lingua universale fosse già in uso oggi la vita qui in Cina, per mia moglie e me, sarebbe sicuramente più facile. Oggi l’inglese sembra avvicinarsi ineluttabilmente a questo status. Trenta o più anni fa, durante il periodo della guerra fredda, l’inglese rappresentava la lingua dell’imperialismo americano, il più temibile campione del capitalismo in opposizione al blocco sovietico. Oggi la Cina, nonostante i ripetuti tentativi di dialogo, ha, per tanti versi, sostituito la Russia come primo antagonista della superpotenza americana. Tuttavia, oggi qui in Cina, non c’è diffidenza verso l’inglese che viene insegnato a tutti i bambini fin dalle scuole elementari.

Oggi l’inglese è divenuto la lingua franca del commercio, della comunità scientifica, dell’aviazione civile e di tante altre attività. In molti paesi come la Francia, l’Italia o la Cina, ci sono corsi di laurea che vengono insegnati solo in inglese. Gli italiani, ad esempio stanno utilizzando, nel loro linguaggio quotidiano, sempre più vocaboli inglesi tanto che in Italia, come in altre nazioni, in diversi hanno espresso preoccupazione per il futuro delle altre lingue. Ciascuna di esse rappresenta un patrimonio culturale che non deve essere perduto. Corriamo il rischio di andare incontro ad una globalizzazione uniformante che sopprime le specificità locali privando il mondo di quelle differenze che sono di stimolo per il progresso. Il pensiero bahá'í a questo proposito è precisato in questo brano tratto da un discorso di 'Abdu'l-Bahá:
Bahá'u'lláh ha proclamato l’adozione di una lingua universale. Una lingua, sarà concordata, grazie alla quale l’unità del mondo sarà stabilita. Ogni persona necessiterà di essere educata all’uso di due lingue: la sua lingua madre e la lingua ausiliaria universale. Questo agevolerà le comunicazioni interpersonali e dissiperà i fraintendimenti che le barriere linguistiche hanno causato nel mondo. Tutti gli uomini adorano il medesimo Dio e sono tutti i suoi servi. Quando saranno in grado di comunicare liberamente si legheranno in amicizia e concordia, mostrando il più grande amore e benevolenza l’un l’altro e, in realtà, l’Oriente e l’Occidente si abbracceranno in unità e concordia. ('Abdu'l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace, 97 - Traduzione personale)
Oggi tanti genitori che si preoccupano per il futuro dei propri figli li spingono allo studio di diverse lingue. Le nostre due figlie parlano italiano, inglese e cinese. In assenza di una lingua internazionale ci piacerebbe che nei prossimi anni iniziassero anche a studiarne altre. Se una lingua ausiliaria venisse definita e adottata sistematicamente due sarebbero sufficienti a garantire le comunicazioni a livello planetario e a preservare le culture locali, il tempo oggi dedicato a questo studio potrebbe essere impiegato più utilmente.

Allargando il discorso in ambito istituzionale un caso interessante è quello dell’Unione Europea. Ad oggi questa coalizione di nazioni ha 24 lingue ufficiali. L’assenza di una lingua principale tra queste ha impedito la scelta di un testo per l’inno dell’Unione. Dal sito ufficiale leggiamo: “Nel 1972 il Consiglio d'Europa ha adottato il tema dell'Inno alla gioia di Beethoven come proprio inno. Nel 1985 è stato adottato dai capi di Stato e di governo dei paesi membri come inno ufficiale dell'Unione europea. L’inno è privo di testo ed è costituito solo dalla musica.” Per quanto assurdo possa sembrare che l’Unione Europea sia incapace di scegliere le parole per il suo inno e che si ritrovi a mutilare un’opera d’arte come la nona sinfonia, questo è nulla in confronto all’impegno necessario per le attività di traduzione. L’Unione Europea ha infatti una direzione generale specifica - al pari di quelle per il bilancio, l’educazione o il commercio - che si occupa di questa attività e il cui costo complessivo ha un ordine di grandezza di un miliardo di euro l’anno.

Aspiriamo tutti ad un futuro di pace e prosperità, nel quale le relazioni internazionali possano essere ricche e fruttuose e la comprensione tra le genti del mondo favorita. Uno degli strumenti base a questo scopo è l’adozione ufficiale e sistematica di una lingua ausiliaria internazionale. Non importa che sia l’inglese o un’altra lingua già esistente o, addirittura una lingua completamente nuova, come l’esperanto. La difficoltà dei governi del mondo a garantire una pace duratura e relazioni internazionali efficaci sta dimostrando sempre più l’urgenza di questo strumento. Detto questo sorprende quanto poco se ne parli. Sempre più neologismi e sintassi eterodosse di origine inglese corrompono lingue con tradizioni millenarie, tradizioni dalle quali rischiamo di perdere i contatti ma, nello stesso tempo, difficoltà di comunicazione, incomprensioni e sprechi di risorse in attività di traduzione permangono. Noi assistiamo passivi.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti baha’i invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. - Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, 2

1 commento:

Unknown ha detto...

Mi è piaciuto.

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