sabato 22 agosto 2015

L'armonia fra scienza e religione

di Arthur Lyon Dahl
Originale in Inglese tratto da bahaiteachings.org

Prima parte della serie: L'enciclica di Papa Francesco e una prospettiva bahá'í


La religione deve essere in accordo con la scienza così che la scienza sostenga la religione e la religione spieghi la scienza.  In realtà le due devono concordare indissolubilmente. Fino ad oggi l’uomo è stato abituato ad accettare ciecamente quella che era chiamata religione benché questa non fosse in accordo con la ragione umana.`Abdu'l-Bahá, Divine Philosophy (traduzione personale)
Il 18 giugno 2015 Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica, lungamente attesa, dal titolo “Laudato sì: sulla cura della casa comune”. Il titolo viene dal Cantico di San Francesco “Laudato sì, O mio Signore” e chiarisce il tema di una corposa aggiunta agli insegnamenti della Chiesa Cattolica che tratta sia le sfide ambientali che fronteggiano il mondo, sia la persistente povertà, intrecciando i due temi come aspetti della stessa malattia spirituale che colpisce il mondo d’oggi.

Papa Francesco
Il Papa struttura la sua Enciclica come una prospettiva su sistemi integrati, sulle sfide materiali e spirituali del mondo e sulla necessità di una soluzione spirituale. I bahá’í accolgono con favore una così chiara presa di posizione da parte della Chiesa Cattolica su argomenti per i quali condividiamo l’urgente priorità che devono ricevere e la diagnosi della malattia spirituale che è alla base di entrambi.

L’Enciclica, costituita da 246 paragrafi (identificati qui dal loro numero e dal simbolo §), apre con un’introduzione di 26 paragrafi, seguita da sei capitoli che partono dal modo in cui oggi trattiamo la nostra casa planetaria e si concludono indicando il tipo di educazione spirituale necessaria per affrontare sfide ambientali e povertà. I titoli dei capitoli sono: Capitolo 1, “Quello Che Sta Accadendo Alla Nostra Casa”; Capitolo 2, ”La Sapienza Dei Racconti Biblici”; Capitolo 3, ”Il Mistero Dell’universo”; Capitolo 4, ”Il Messaggio Di Ogni Creatura Nell’armonia Di Tutto Il Creato”; Capitolo 5, ”Una Comunione Universale”; Capitolo 6, ”La Destinazione Comune Dei Beni”. Ciascun capitolo contiene da tre a nove sezioni. L’enciclica si conclude con una preghiera per la nostra terra e una preghiera cristiana in unione con la creazione.

Il Papa indirizza la sua lettera a tutti i popoli della terra, non solo ai cattolici. Si apre presentando le precedenti dichiarazioni cattoliche sull’ambiente, spingendosi indietro nel tempo fino a San Francesco e citando anche le iniziative del Patriarca Ecumenico Bartolomeo della Chiesa Ortodossa così come fonti protestanti e sufi. Riassume le principali sfide ambientali, come sono definite dalla scienza, ed esplora le loro cause più profonde nella società materialistica, dove dominano interessi egoistici di breve termine, volti al profitto, senza riguardo per i bisogni dei poveri o dell’ambiente. I problemi discussi includono l’inquinamento e il cambiamento climatico, l’acqua (l’accesso alla quale è uno dei principali diritti umani), la perdita di biodiversità, il declino della qualità della vita umana e il dissesto della società, la diseguaglianza globale, le inadeguate risposte governative e la varietà delle opinioni. L’enciclica muove forti critiche al consumismo, all’economia e alle corporazioni multinazionali che ricordano quelle delle dichiarazioni e delle pubblicazioni della Bahá’í International Community e “Una Fede Comune”, la dichiarazione sull’essenziale unità ed armonia di tutte le religioni (preparata sotto la supervisione della Casa Universale di Giustizia nel 2005), tra le altre. Tra i temi sviluppati dal Papa ci sono l’intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta, la convinzione che tutto nel mondo sia connesso, la critica dei nuovi paradigmi e forme di potere derivati dalla tecnologia, l’appello a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso, il valore intrinseco di ciascuna creatura, il significato umano di ecologia, la necessità di un dibattito onesto ed esplicito, la seria responsabilità delle politiche internazionali e locali, la cultura dello spreco e la proposta di un nuovo stile di vita.

Questa nuova enciclica propone anche diversi percorsi costruttivi per il dialogo e l’azione. In questa breve serie di saggi esploreremo queste proposte ed esamineremo la loro congruenza e coerenza con gli insegnamenti bahá’í sulla povertà globale e sull’ambiente terrestre.

La nostra relazione con la natura, con Dio, e con gli altri essere umani.


Il capitolo 2 dell’enciclica papale, sul vangelo della creazione, inizia con una chiamata al dialogo tra scienza e religione e la guida offerta dalla fede religiosa sulle sfide identificate dalla scienza. La nostra relazione con Dio, con gli altri esseri umani e con la natura è stata spezzata, dice il Papa, e noi dobbiamo tornare al nostro obbligo di usare le risorse terrestri responsabilmente e di rispettare gli altri esseri viventi e tutta la creazione. “Tutto è in relazione, e… la cura autentica della nostra stessa vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile dalla fraternità, dalla giustizia e dalla fedeltà nei confronti degli altri.” (§70) Le Scritture descrivono Dio come il Creatore e dipingono l’amore di Dio per la Sua creazione.

Allo stesso modo degli insegnamenti bahá’í, Il Papa critica ogni tirannico ed irresponsabile dominio dell’essere umano sopra le altre creature:
Se riconosciamo il valore e la fragilità della natura, e allo stesso tempo le capacità che il Creatore ci ha dato, questo ci permette oggi di porre fine al mito moderno del progresso materiale illimitato. Un mondo fragile, con un essere umano al quale Dio ne affida la cura, interpella la nostra intelligenza per riconoscere come dovremmo orientare, coltivare e limitare il nostro potere.” (§78)
Nell’ambito della natura, ogni creatura ha il suo scopo. La contemplazione della creazione ci consente di scoprire in tutte le cose un insegnamento che Dio ci vuole impartire. Possiamo capire meglio l’importanza e il significato di ciascuna creatura se la contempliamo all’interno del piano di Dio nella sua totalità. Come parte dell’universo, chiamato all’esistenza da un Padre, tutti noi siamo connessi attraverso legami invisibili e assieme formiamo una sorta di famiglia universale, una sublime comunione che ci riempie di sacro, affettuoso e umile rispetto. L’ambiente naturale è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e sotto la responsabilità di tutti.

Questi principi di unità e servizio e la ferma convinzione che il genere umano sia uno, espressi per la prima volta da Bahá’u’lláh a metà del XIX secolo, hanno iniziato ora ad influenzare l’intero pianeta.

Prossimo titolo della serie: Estremi di Povertà e Ricchezza, Spiegati.

Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti baha’i invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:

O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. - Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, 2

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